Già, la parola tedesca Lied (plurale: Lieder) altro non significa che “canzone”. Ma che differenza tra la canzone tedesca, almeno da Mozart in poi, e le canzoni italiane, francesi o spagnole. Il Lied, specie in epoca romantica, è venuto a rappresentare un aspetto distintivo della cultura tedesca e austriaca, e non è un caso che nessun compositore proveniente da altre aree geografiche e culturali abbia tentato di imitarne lo stile e le atmosfere.
Il soprano svedese Jenny Lind
Facendo un passo
indietro sull’etimologia della parola “canzone”, vediamo che essa deriva dal
latino “cantionis”, che descrive una forma poetica, che nell’antichità veniva presumibilmente
anche cantata. La canzone (o, come si definiva in italiano antico, canzona) era
per sua stessa natura una composizione breve, dalla struttura semplice, e per
lo più facile da ricordare. Ai tempi in cui leggere e scrivere era riservato a
pochi, le canzoni, o le ballate, ricordavano fatti storici, cantavano le gesta
di cavalieri senza macchia e senza paura, esaltavano l’amore virtuoso, o non di
rado sbeffeggiavano amanti incostanti e personaggi ridicoli. Proprietà quasi
esclusiva del popolo, spesso accompagnate dall’etichetta di scarsa moralità, le
canzoni fiorirono in ogni paese, rallegrando, commuovendo e accompagnando tutti
i momenti della giornata.
Momento comico, Victor Borge in "Hands off!"
Il Lied tedesco, che pure ebbe diffusione
nel Medioevo con l’arte dei Minnesänger
e dei Meistersinger, fu messo parzialmente
in disparte dalla grande stagione del contrappunto rinascimentale, che dai
fiamminghi si irradiò in tutta Europa; tuttavia, nonostante l’ammirazione per la
maestosa complessità di brani a più voci, il gusto per una semplice melodia cantata
da un singolo interprete con accompagnamento armonico prese di nuovo il
sopravvento. Fino a che l’Europa fu presa d’assalto dal Melodramma, un nuovo
genere sviluppatosi in Italia all’inizio del 17° secolo, che nell’intento di
ricostituire le ambientazioni della Tragedia Greca diede vita al fatale
“recitar cantando”. Dalla natia Firenze, il melodramma riverberò a sud e a nord
dell’Italia, per poi iniziare la campagna di conquista di tutti i territori
europei. La musica italiana e la lingua italiana imperarono a lungo, e la
canzone fu relegata a una posizione molto più defilata di svago domestico.
Anna Carbonera, Soprano
Non fu fino alla
fine del Settecento che grandi compositori di area tedesca come Mozart e Haydn riscoprirono
il gusto di brevi composizioni su testi
non italiani. Beethoven, oltre a comporre Lieder su testi di varie nazionalità,
fu anche tra i primi a ideare un ciclo di lieder in tedesco, An die ferne Geliebte (all’Amata lontana). Ma quello che elevò
il Lied al ruolo di rappresentante della cultura tedesca fu Franz Schubert.
Questi rafforzò l’idea di coerenza stilistica, l’intensità drammatica e
l’evocazione di immagini, sensazioni, apparizioni di esseri notturni. Interprete
insuperato della sensibilità romantica, Schubert fece del ciclo di Lieder una
pietra miliare di una vasta e importante area europea, che amava sì l’opera
lirica italiana, ma non sempre si riconosceva nel vitalismo delle genti del sud.
I suoi cicli Winterreise e Die schöne Müllerin sono unanimemente considerati i massimi capolavori della
liederistica. Dopo di lui vennero altri
grandi compositori, autori di splendidi cicli: Schumann, Brahms, Hugo Wolff,
fino ai grandi lavori con accompagnamento d’orchestra scritti all’inizio del Novecento da Gustav Mahler
e Richard Strauss.
Gustav Klimt, "Schubert al pianoforte"
da @ilmarchesedeltrillo
OperaExtravaganza vi aspetta domani, 8 Dicembre, ore 16.30
Salotto di OperaExtravaganza (Vicolo del Sole 11 - Vetralla)
“An die Musik”
Un atteso ritorno, quello del soprano Anna Carbonera, che accompagnata da Luigi De Filippi ci condurrà in una serata di pura poesia con i Lieder di Schubert, Mozart, Beethoven e Nietzsche Seguirà rinfresco
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Susanna Ohtonen
Presidente Associazione Culturale OperaExtravaganza
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