All’entrata del Teatro del Giardino Segreto di
OperaExtravaganza, saliti alcuni gradini, fa bella mostra di sé una stele commemorativa:
te la trovi lì, che quasi ti guarda, e pensi: sarà finta, sarà forse un’arguta trovata
pubblicitaria? Diamo un’occhiata… no, no, è autentica. Appare subito una data,
1808, e un nome illustre, quello del Pontefice Pio VII.
Pio VII, protagonista di un pontificato ricco di eventi
e di turbamenti, volle in questo sito un ponte, che permetteva ai viandanti di
evitare i pericolosi sentieri della montagna. Questo ponte, ora praticamente
invisibile perché avviluppato dalle piante, agli inizi dell’Ottocento rappresentò
una svolta fondamentale per la viabilità, poiché accorciava i tempi di
percorrenza e permetteva di non essere più così esposti agli attacchi dei
briganti. Per chi voglia saperne di più e approfondire le vicende del ponte, del
Papa, di Napoleone e della Roma di quegli anni, sarà possibile assistere alla
presentazione della stele che Paolo Pecorari, consigliere di OperaExtravaganza,
farà il 12 ottobre.
Questo articolo vuole soprattutto occuparsi di come ci
si è accorti di questo documento storico, dov’era prima di essere stata
ritrovato e quale uso se n’era fatto. Quando Susanna Ohtonen e Rudolph Hupperts
acquisirono nel 2017 la parte sottostante del terreno dell’ottocentesco Palazzo
Piatti, si trovarono davanti una parte di giardino che aveva da tempo perduto
la sua conformazione di salotto en plain
air, per prendere le forme più rustiche di un terreno coltivato ad alberi.
Man mano che si sfrondarono rovi e si spalò la terra in eccesso, cominciarono a
farsi notare manufatti che appartenevano al piano originario del Palazzo, e ci
si accorse anche che la soglia d’entrata al ricovero agricolo era di marmo, un materiale
inaspettato in un locale simile.
In Italia accade spesso che i reperti storici affiorino dalla terra, anzi si dice che gli italiani camminano su secoli di storia. In questo caso, molte persone e non pochi animali camminarono ogni giorno su questa lastra di marmo, incrostata di sporcizia, depositata a terra per chissà quale motivo, e ricoperta di terra. E’ vero che dai tempi di Pio VII sia il ponte che i relativi eventi sono spariti dalla vita cittadina, ma l’indifferenza degli italiani per i reperti storici e le emergenze archeologiche è proverbiale.
Una domanda che sorge spontanea è: che ci fa una stele di due secoli fa nel teatro all’aperto di un’Associazione Culturale? La risposta è che la stele è sempre stata qui, e per vari decenni è stata sepolta a pochi metri di distanza da dove è adesso. Se poi ci si chiede se non sarebbe il caso di esporla in uno spazio pubblico, va detto che Rudolph e Susanna tentarono di offrirla gratuitamente al Comune per trovare un luogo ancora più adatto a un documento storico della città di Vetralla. Alla fine la stele ha trovato fissa dimora nell’atrio del Teatro, a pochi metri dal palcoscenico dove si cantano arie e cavatine scritte a non tanti anni di distanza dalla sua creazione.
Il
Marchese del Trillo 2019
complimenti
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