Guida all'opera. Melologo: Otone, il destino di un imperatore.

 OperaExtravaganza


OTONE

Il destino di un imperatore

Melologo per attore, due cantanti, vocalisti ed ensemble

Libretto di Monica Sanfilippo

Musica di Luigi De Filippi

Marco Salvio Otone – Angelo Tanzi, attore

Nerone – Valerio Pagano, baritono

Poppea – Giada Frasconi, mezzosoprano

Coro di 5 voci – Quintessenza Italiana

Nicoletta Ricciarelli, Maria Morena Lepri, Milena Regali, Mauro Branda, Simone Marcelli

Ensemble del Tritono

Gianluigi Durando, flauto - Greta Antelmi, sassofono - Simonetta Perfetti, arpa - Filippo Sinibaldi, percussioni - Paolo Benelli, contrabbasso

Luigi De Filippi, Violino e Direzione

TEATRO ROMANO DI FERENTO

15 luglio 2023 - ore 21.15

GUIDA ALL’OPERA

A cura di Monica Sanfilippo

Otone. Il destino di un imperatore è un melologo per voce recitante, due cantanti, coro e ensemble strumentale, che si ispira alla figura storica dell’imperatore romano di origine etrusca, la cui stirpe ebbe i natali nell’antica cittadina di Ferento. La narrazione ha avvio nel momento cruciale della sua vita, nell’atto di porre fine alla sua esistenza, nel tentativo di fermare lo spargimento di sangue della guerra civile. Prima del fatale gesto, la memoria lo riporta all’infanzia, all’amicizia con Nerone e all’amore per Poppea, all’esilio in Lusitania e all’impero, fino alla sconfitta.

PREAMBOLO – NELLA TENDA DA CAMPO A BRESCELLO

Marco Salvio Otone da solo – recitato su musica: tamburi di guerra

Corre l’anno 63 d.C. e Marco Salvio Otone sta componendo il suo ultimo discorso all’esercito prima di suicidarsi. La sua decisione è presa: dato che non può aspettarsi alcun gesto nobile da parte del suo nemico Aulo Vitellio, sarà lui, Otone, a sacrificare la vita per far cessare la guerra civile a Roma. Elogia la fermezza del capo della nuova setta che si sta moltiplicando a Roma, quel Cristo che si è fatto crocifiggere per dare un esempio ai suoi seguaci. E si sorprende che, all’approssimarsi della morte, la sua mente sia così piena di ricordi: “Strano come nelle ultime ore della vita riaffiorino così tante memorie...”




CAPITOLO I - FERENTO

Marco Salvio Otone da solo – recitato su musica: flauto e arpa

Le reminiscenze iniziano con gli anni della sua fanciullezza a Ferento e una descrizione dei suoi antenati: li ricorda come uomini retti e rispettati e come donne bellissime, dal carattere forte ma delicato, come solo le etrusche sanno essere. Racconta come due anime convivano dentro di sé: quella romana, orgogliosa della potenza della regina del mondo, e quella etrusca, più intuitiva, più delicata, in nessun momento della vita lontana dal mondo dei morti. Un luogo di grande importanza per la sua formazione è stato anche il teatro di Ferento: è lì che ha fatto amicizia con gli istrioni etruschi ed è lì che ha capito che non era destinato a seguire l’esempio virtuoso dei suoi antenati ferentani.


CAPITOLO II – ROMA 

Marco Salvio Otone da solo – recitato su musica: ensemble 

Questo giovane etrusco inizia la sua carriera politica a Roma, “la culla di tutte le virtù e la fucina di tutti i vizi”. Giocatore d’azzardo in tutte le accezioni del termine, non brilla per correttezza e rigore ma resta ammirato delle colossali opere pubbliche dell’imperatore Claudio. Vorrebbe seguire i saggi consigli paterni, ma a Roma ci sono troppe donne, troppe taverne, troppi babbei da spennare al gioco per rigare dritto. Otone entra nel vortice di una vita dissoluta e si accorge che il suo gioco d’azzardo non è solo al tavolo di gioco ma è una partita con il destino. E il destino lo porta una sera in un ritrovo di malaffare, dove fa il suo fatale incontro con Nerone, non ancora imperatore.

LA CANZONE DI NERONE

Entra Nerone (baritono) da solo

Lucio Domizio Enobarbo, il futuro imperatore Nerone, prende la scena mostrando tutto il suo esibizionismo e le sue velleità di poeta lirico e di citaredo. L’inizio della conoscenza dei due è la contesa di una brocca di vino, che ognuno reclama per sé. Decidendo di berla insieme, tra i due giovani nasce subito una simpatia, facilitata anche dal fatto che si somigliano fisicamente. Dice Nerone: “Lo sai che ci potrebbero scambiare per due fratelli? Se non fosse per le orecchie… (il cognomen Otho indica chiaramente che in famiglia ci sono orecchie piuttosto pronunciate)”. Colto da improvvisa ispirazione, Nerone improvvisa un poema cantato il cui refrain recita: “Due fratelli proprio belli, grassottelli, birbantelli…”.

 

CAPITOLO III – VITA CON NERONE

Marco Salvio Otone da solo – recitato su musica

Otone rievoca i mutevoli aspetti del suo rapporto con Nerone: dapprima amici, con ogni probabilità amanti, poi complici. Otone è il confidente e faccendiere del princeps; vive in modo dissoluto, gioca d’azzardo e copre ogni malefatta di Nerone, assecondandone ogni capriccio. Divenuto strumento dell’imperatore, né più né meno come sua la cetra, Otone si presta a qualsiasi bassezza, fino a toccare il fondo quando organizza la sua più sontuosa cena per Agrippina il giorno che Nerone decide di farla uccidere. Dice Otone: “Certe sere avevo disgusto di me stesso, e trovando una scusa qualsiasi me ne andavo in qualche taverna di malaffare, a mischiarmi con la feccia di Roma, a cercare qualche compagnia che mi facesse dimenticare me stesso e quello di cui ero complice”. Questa complicità però termina bruscamente a causa di una donna, Poppea Sabina. Quando Nerone impone ad Otone di sposare Poppea per finta per poi farne la sua amante, Otone si rifiuta categoricamente di ubbidire…

 

 

IL CANTO DI POPPEA

Entra Poppea (mezzosoprano) seguita dal Coro

Affascinante, sfuggente, enigmatica, Poppea canta il suo destino di essere desiderata e adorata senza che lei si doni completamente a nessuno. “Odio e amo. Perché lo faccia, ti chiedi forse. Non lo so, ma sento che succede e mi tormento”

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Odio e amo. Perché lo faccia, ti chiedi forse. Non lo so, ma sento che succede e mi tormento.

Gaio Valerio Catullo, Carme numero 85

Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum; dein, cum milia multa fecerīmus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tantum sciat esse basiorum.

Dammi mille baci, poi cento, poi ancora mille, poi di nuovo cento, poi senza smettere altri mille, poi cento; quando ce ne saremo dati molte migliaia ne faremo un gran fascio mescolandoli cosicché nessuno ci possa invidiare di un così grande numero di baci.

Catullo, Carme numero 5

 


CAPITOLO IV – POPPEA, L’AMORE PERDUTO 

Marco Salvio Otone, dapprima da solo, poi con coro – recitato su musica: ensemble

Otone, dopo anni in cui ruba i cuori altrui senza mai perdere il suo, si innamora perdutamente di una delle più affascinanti femme fatale di Roma, Poppea Sabina. Racconta il modo disinvolto con cui Nerone gli prospetta il matrimonio di facciata che ha escogitato per lui, marito posticcio che si deve togliere di mezzo ogni volta che l’imperatore si voglia sollazzare. Il suo cuore innamorato e, forse, il suo essere etrusco, si ribellano a questo piano odioso e Otone apertamente si rifiuta di obbedire, pur sapendo che così facendo mette a repentaglio la sua libertà, se non addirittura la sua vita! Il Coro, che rappresenta la Voce della Coscienza, lo apostrofa con commiserazione:

Sed mulier cupido quod dicit amanti, in vento et rapida scribere oportet aqua.”

Ma ciò che dice una donna al suo amante andrebbe scritto nel vento e nell’acqua che scorre Catullo, Carme 70

 

 

CAPITOLO V – L’ESILIO 

Marco Salvio Otone, con Coro della Coscienza – recitato su musica: sassofono 

Qui Otone racconta l’amarezza di essere stato esiliato per dieci anni in Lusitania, nominalmente promosso a governatore, ma in realtà allontanato per essere stato uno scomodo testimone di tanti avvenimenti. Sa che Seneca fu l’artefice del suo allontanamento, e racconta come proprio gli insegnamenti di Seneca, ritornatigli alla memoria dopo anni, sono stati all’origine della sua crisi di coscienza, che lo rende un uomo più responsabile e un buon governatore. Racconta di essersi dovuto adattare al dolore del distacco da Roma e da Poppea.

 


“Quid de rerum natura querimur? Illa se benigne gessit: vita, si uti scias, longa est.”

Perché ci lamentiamo della natura? Essa si comporta con generosità: la vita, se tu sai usarla, è lunga.

Seneca


Riprende Otone: “La coscienza… che ospite scomodo. Come pretendiamo noi umani di esercitarla senza averla fatta crescere, senza averne curato lo sviluppo giorno per giorno? Che fine miseranda farebbe un gladiatore che allenasse i propri muscoli con la stessa mollezza con la quale io avevo allenato la mia rettezza morale? Soltanto ora, lontano da Roma, in una provincia della quale non mi ero mai interessato prima, solo con me stesso e con l’eco degli insegnamenti di Seneca nella mente, mi sentivo davvero artefice della mia vita.”

Da Roma arrivano notizie frammentarie sul presunto “fratello”: ispirato dal perfido consigliere Tigellino, Nerone sta dando il peggio di sé, fino all’estremo di incendiare alcune zone di Roma, per poterle poi ricostruire più ordinate…

 

CORO: Quid fiet? Tu occupatus es, vita festinat; mors interim aderit, cui velis nolis vacandum est.”

Tu sei tutto preso, la vita si affretta: nel frattempo si avvicinerà la morte, per la quale, volente o nolente, bisogna aver tempo.

Seneca, De brevitate vitae.

 

CORO e violino concertante – Dialogo con la coscienza

 

 

CAPITOLO VI – LA CONGIURA 

Marco Salvio Otone – recitato su musica: contrabbasso, percussione e arpa 

Dopo dieci anni di esilio, Otone riceve una lettera che gli fa balzare il cuore in petto! Una penna amica lo informa che Servio Sulplicio Galba, un anziano generale stimabile pur se non amabile, sta muovendo verso Roma per rovesciare Nerone. Otone non esita ad offrire il proprio aiuto, mirando al ritorno a Roma e soprattutto ad essere adottato ed indicato da Galba come nuovo imperatore. Ma grande è il suo disappunto nel vedere che il principato di Galba è grigio e mediocre, e per di più il prescelto al principato è Pisone. Ecco, dunque, che dopo la congiura per deporre Nerone ne scatta subito un’altra per liberarsi di Galba e del suo protetto. Otone descrive la convulsa giornata nella quale il popolo e l’esercito di Roma si sono schierati dalla sua parte e l’hanno acclamato imperatore!

 

CAPITOLO VII – FINALMENTE IMPERATORE! 

Marco Salvio Otone – recitato su musica: ensemble e tamburi di guerra 

Otone racconta con amarezza di aver raggiunto il suo scopo di diventare imperatore, ma di averlo pagato un prezzo molto alto: ne valeva la pena? “Io cercavo di ripetermi che era l’unico modo, che l’avevo fatto per amore di Roma, non per ambizione personale. Eppure, l’angoscia mi opprimeva di giorno e il sonno mi si negava di notte…” – rivendica di aver governato con equilibrio, assecondando il popolo nei suoi bisogni e nei suoi svaghi, riabilitando la memoria di Nerone e completando la costruzione della Domus Aurea. La soddisfazione di essere princeps è stata avvelenata dal perdurare della guerra civile, iniziata da Vitellio, che lui apostrofa come “leccapiedi”. Svaniscono le reminiscenze e si ritorna al tempo presente e alla redazione dell’ultimo discorso. Otone, inveterato giocatore d’azzardo, sa riconoscere ed accettare un’irrevocabile sconfitta. “…La mia risposta ai segni di un destino avverso può essere solo questa: una morte bella, degna di uno stoico, degna di un Seneca…” Lettura del suo struggente discorso d’addio, a noi riportato da Svetonio:

 

Esporre più a lungo ai pericoli questa vostra devozione, questo vostro valore, è, ritengo, un prezzo troppo alto per la mia vita. Tanto più è grande la speranza che mi offrite, qualora volessi vivere, tanto più bella sarà la morte. Io e la Fortuna ci siamo misurati reciprocamente. Non calcolate la durata: è più difficile usare moderazione nella felicità, quando si sa che il suo tempo è breve. La guerra civile è stata aperta da Vitellio, quello è stato l’inizio della contesa in armi per il principato: io voglio costituire un esempio, perché non si combatta per esso più di una volta. Da tale esempio giudichino i posteri Otone. Abbia Vitellio la gloria del fratello, della moglie, dei figli: non ho bisogno né di vendette né di conforti. Se altri hanno tenuto più a lungo di me l’impero, nessuno l’avrà lasciato con maggiore forza d’animo. O dovrò accettare che tanta gioventù romana, tanti meravigliosi eserciti siano ancora una volta falciati a terra e strappati allo Stato? Lasciate ch’io vada, sapendo che sareste morti per me, ma che siete vivi. Non ritardiamo più oltre, io la vostra incolumità, voi la mia inflessibile decisione. Un lungo discorso d’addio è una parte di viltà. A prova suprema della mia determinazione, sappiate che non mi lamento di nessuno: prendersela con gli dèi o con gli uomini è gesto di chi vuol vivere.”

Esce Otone – entrano Poppea, Nerone e Coro della Coscienza 

MUSICA FINALE

 

Poppea e Nerone:“Nec sine te nec tecum vivere possum…”

Non posso vivere né con te né senza di te… Publio Ovidio Nasone

Coro: “Quomodo fabula, sic vita: non quam diu, sed quam bene acta sit refert…”

Come una commedia, così è la vita: non importa quanto è lunga, ma quanto è bene interpretata.

Seneca

 

 

FINE DEL MELOLOGO


chi siamo

OperaExtravaganza

Presidente, Susanna Ohtonen


Giardino Segreto di OperaExtravaganza

La Musica è passione. È questo il messaggio di OperaExtravaganza, associazione musicale creata per far apprezzare in modo gioioso e giocoso la musica classica e la lirica a tutti.

OperaExtravaganza è un’Associazione Culturale che nasce dallo spirito del Melodramma, con sue variopinte e cangianti atmosfere, per irradiarsi a ventaglio in molteplici attività, che vanno dallo spettacolo lirico al salotto culturale, dallo streaming internazionale ai programmi di divulgazione rivolti a un pubblico non specializzato.

OE ha il proprio laboratorio di creazioni scenografiche e la propria sartoria; in più, ha un centro di formazione per giovani cantanti, denominato Laboratorio Papageno, che permette a promettenti solisti di canto di approfondire il proprio ruolo in lunghe prove musicali, per poi indossare i costumi e cantare con l’orchestra sotto la direzione del M° Luigi De Filippi. 

Ha messo in scena il Flauto Magico di Mozart, Il Pipistrello di Johann Strauss, Il Barbiere di Siviglia di G. Rossini, l'Elisir d'amore di G. Donizetti e dal 2021 OperaExtravaganza si staglia per la produzione di nuovi titoli originali, come “Il Segreto della Gioconda”, “La locanda dell’opera”, “Otone, il destino di un imperatore”.

OE ha tra le sue finalità anche quella di valorizzare i teatri storici, e per questo ha dato vita a un progetto internazionale chiamato “Adopt a Theatre”. Con questo progetto si intende far vivere di musica e melodramma l’incomparabile patrimonio di teatri storici presente soprattutto nel centro Italia. I migliori spettacoli sono filmati in video e diffusi in streaming.

Presso il Giardino della propria sede ha restaurato un antico edificio, ora Teatro del Giardino Segreto, destinandolo alle attività culturali ed artistiche, da corsi e masterclass di approfondimento per giovani in formazione, ai concerti più salottieri, fino alle opere liriche classiche o di nuova produzione e riscuotendo un notevole interesse di pubblico sempre più numeroso. 

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AUTRICE DEL LIBRETTO - Monica Sanfilippo, attualmente in posizione di comando presso il Ministero dell'Istruzione, è violista e insegnante di Filosofia nei Licei. Ha collaborato con diverse orchestre italiane (Philarmonia Mediterranea, Da Ponte Ensemble, Orchestra dell’Impresario, Nuova Orchestra Scarlatti, Il Tritono Ensemble), perfezionandosi, inoltre, in musica da camera. L’interesse per l’ “uomo musicale”, tra antropologia e filosofia della musica, la porta a condurre diverse ricerche universitarie e tenere, come relatrice, interventi su “La musica di Francis Poulenc” (Conferenza Teatro Rendano, 2000); “La musica delle comunità ellenofone” (VIII Convegno della Società Italiana di Musicologia, 2001); “Analysis of music-body movement-dance relationship in Southern Italy” (XX European Seminar in Ethnomusicology, Venezia 2004).

È stata Cultore della materia in Etnomusicologia, presso l’Università di Roma Tor Vergata. Nel 2006 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in “Storia e critica dei Beni musicali”. Attualmente si occupa di pratiche filosofiche, dalla gestione di gruppi al counseling individuale, ponendo al centro l’educazione sentimentale attraverso la musica.

Ha scritto per alcune riviste italiane di cultura e pubblicato saggi quali: Lo stornello, una forma musicale tra mondo contadino e tradizioni urbanizzate per il Centro Europeo di Toscolano 2003; Il canto, la festa, il ballo. Tradizioni musicali della Calabria grecanica, GB Editoria, Roma 2010; Sole che per tutto il mondo cammini, in Sounding frames, collana Suoni e culture, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo, 2022.

È autrice di libretti d’opera: Maria Olivares, in “Sipario”, Milano 2009; Il Segreto della Gioconda. Opèra comique in quattro quadri (2021), La locanda dell'opera (2022) e Otone, il destino di un imperatore (2023). 

AUTORE DELLA MUSICA - Luigi De Filippi ha studiato a Roma violino, pianoforte e composizione, dedicandosi dapprima al jazz e alla musica contemporanea. Ha successivamente collaborato con varie orchestre in qualità di 1° violino di spalla: Teatro dell’Opera di Roma, Teatro “La Fenice” di Venezia, “London Mozart Players” di Londra, Orchestra delle Fiandre di Anversa. Si è esibito come solista e direttore in sale quali la Queen Elizabeth Hall, la Royal Festival Hall e il Barbican Centre di Londra, il Concertgebouw di Amsterdam, il Palau de la Musica di Barcellona, il Festival Vaanta Baroque in Finlandia, ed ha partecipato come solista al Festival di Auckland (Nuova Zelanda) nel 2007. Ha diretto l’opera di Antonio Salieri Prima la musica, poi le parole alla Minoritenkirche di Vienna, la chiesa dove Salieri compose ed eseguì tutti i suoi pezzi sacri.

De Filippi ha inciso numerosi CD per Challenge Classics, sia come solista che con il suo Trio Voces Intimae: le Sonate di Giuseppe Tartini per violino solo, le Fantasie per violino solo di Georg Philipp Telemann, l’integrale dei trii con pianoforte di Clara e Robert Schumann, i trii di Théodore Gouvy.

Come direttore e solista ha registrato l’opera barocca La Diana Schernita di Giacinto Cornachioli per l’etichetta Bongiovanni; per Mediterranea Classica ha inciso un Cd di rari brani di Ruggero Leoncavallo, Brise de mer e un Cd intitolato Il Violino e l’Opera. Hommage à Verdi. Ha preso parte alla prima incisione mondiale di musiche del filosofo Friedrich Nietzsche, per l’etichetta Edipan; ha inciso per la Warner Fonit un CD di musica sinfonica inedita di Francesco Saverio Mercadante con la Philharmonia Mediterranea; ha inciso un Cd di un raro repertorio di Fantasie per violino su opere di Verdi con l’Orchestra dell’Impresario per la casa discografica Gold & Lebet.

De Filippi è Direttore musicale dell’Associazione culturale OperaExtravaganza, che si occupa, tra le altre attività, di divulgare la musica in modi e luoghi inconsueti. Nel 2015 è stato lanciato un ambizioso progetto “Adotta un teatro”, volto a valorizzare piccoli teatri storici italiani.

Ha composto Il Segreto della Gioconda. Opèra comique in quattro quadri (2021), il Pasticcio La locanda dell'opera (2022) e il melologo Otone, il destino di un imperatore (2023). 


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