Personalità come quella di Giovanni Bottesini (Crema,
1821- Parma, 1889) fanno un po’ vacillare la diffusa opinione che la musica in Italia,
nel corso dell’Ottocento, abbia perso le sue spinte innovative, se non nel
campo del melodramma. A supporto di questa tesi si mettono a confronto gli
elementi di qualità e quantità dei maggiori operisti italiani con gli sforzi
episodici e di relativa irrilevanza dei sinfonisti.
Se è un fatto inconfutabile che l’opera lirica dominò
a lungo il panorama culturale italiano ed europeo, è pur tuttavia vero che i
virtuosi italiani non smisero di dare prova del proprio talento. Nel violino,
la generazione successiva al grande innovatore Paganini si incaricò di
diffondere il nuovo linguaggio tecnico del maestro, e occorre almeno citare Camillo
Sivori (l’unico vero allievo di Paganini) e Antonio Bazzini. Nel violoncello,
Alfredo Piatti si distinse per il magistero sia tecnico che interpretativo, ma
il vero artefice di un cambiamento radicale nella percezione delle possibilità del
suo strumento fu Bottesini.
Bottesini iniziò a studiare contrabbasso per caso, non
potendosi iscrivere alla classe di violino del Conservatorio di Milano. Una
volta iniziato, non si fermò più: dopo solo quattro anni lasciò il Conservatorio
con in tasca un premio monetario per le sue qualità come solista. Con questo
premio acquistò lo splendido contrabbasso Testore con cui suonò tutta la vita.
Comincia così la carriera di solista di quello che fu
definito il “Paganini del contrabbasso”: lo troviamo primo contrabbasso del
Teatro Italiano all’Havana, dove compone la sua prima opera lirica, “Cristoforo
Colombo” (1847): poi passa anni in Inghilterra, in Francia, ancora in Italia,
attivo sia come solista che come compositore e direttore d’orchestra. Nel 1871
Giuseppe Verdi lo ingaggia per dirigere la “prima” dell’Aida per il teatro del
Cairo. A coronamento di una leggendaria carriera di musicista a tutto tondo,
nel 1888, sempre su interessamento di Giuseppe Verdi, diventa direttore del
Conservatorio di Parma.
Bottesini non fu il primo grande contrabbassista
dell’Ottocento: ci fu un personaggio notevolissimo che lo precedette, il
veneziano Domenico Dragonetti, che visse per mezzo secolo a Londra, influenzò
perfino Beethoven e fu un uomo di gusto e collezionista d’arte; ma Bottesini fu
quello che connotò tutta un’epoca, conquistando le folle e lasciando dei
meravigliosi brani musicali, a volte ispirati al melodramma, a volte sgorgati
dalla propria prorompente sensibilità.
Nella sua incessante attività di
compositore per questo strumento, riuscì a far passare un importante concetto,
ossia che il contrabbasso – considerato il gregario per eccellenza – può, se
trattato con sapienza, avere il suo momento da protagonista. Si può ben dire, in
conclusione, che per il contrabbasso e per i contrabbassisti c’è un prima e un dopo Bottesini, uno spartiacque dal quale ha inizio la scuola
moderna.
Monica Sanfilippo
Wow!!!!
RispondiEliminaGrande Monica
EliminaCome contrabbassista sono davvero commosso!
Grande tu, Franco. Il concerto del Gran duo di Bottesini e Fantasie che hai fatto a OE è stato davvero spettacolare! E so che non finisce qui... aspettiamo notizie sulle repliche!
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