Prima opera della stagione estiva. La Vedova allegra: presentazione di Daria Della Croce

Sabato 18 luglio, nella splendida sede dell’Associazione culturale OperaExtravaganza, Vetralla vicolo Del Sole, si è aperto il Teatro del Giardino Segreto, in obbedienza alle limitazioni poste dal Decreto Ministeriale per il Covid19 riguardanti la distanza per il pubblico, costituito come sempre dai numerosi soci, e naturalmente la distanza sul palcoscenico degli artisti protagonisti della serata, che faticosamente hanno anche interpretato numeri di danza senza il naturale contatto fisico. 
Dopo tanto dolore e tanta tristezza il programma della serata ha offerto al pubblico, momenti di letizia e di puro divertimento. 


Era di scena La Vedova allegra, l’operetta  più amata e più eseguita nei teatri di tutto il mondo fin dal suo debutto a Vienna nel 1905. Lo spettacolo è iniziato con una introduzione informativa curata dalla sottoscritta, che ne traccia ora un breve riassunto. 
La Vedova allegra si avvale della musica di Franz Léhar e del testo (in lingua tedesca nell’originale) di Victor Léon e Leo Stein, tratto dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac del 1861. 

Con il termine operetta, a partire dal XIX secolo, si intende uno spettacolo d’argomento giocoso/sentimentale in cui dialoghi in prosa e parti cantate si avvicendano senza una prevedibile logica; sono presenti anche esibizioni corali e numeri di danza, tutto in un allestimento scenografico sontuoso e costumi sfarzosi. Dopotutto il mondo descritto nell’operetta ottocentesca è affollato di Granduchesse, Principi, feste dove scorrono fiumi di Champagne, dove si intrecciano facili amori, ma anche contenuti di vera e propria satira sociale e politica. 
L’operetta, per i suoi contenuti, appartiene al genere comico e il teatro comico, come quello tragico, ha origini antichissime risalenti alle feste rituali celebrate in Grecia in onore del dio Dioniso. Al contrario della tragedia, la commedia non tratta di miti e di gesta eroiche, ma i suoi argomenti sono rivolti alle semplici problematiche reali. Elementi della commedia greca si riscontrano anche in un altro genere di spettacolo: il Vaudeville, un genere di teatro comico d’azione e situazioni che può essere considerato un antenato dell’operetta. Il vaudeville deriva dalla Francia e risale al XIV secolo quando in Normandia alcuni menestrelli diffusero composizioni poetiche di contenuto licenzioso sotto forma di canzoni. Verso la fine del XVII secolo il Vaudeville approda nei teatri di Parigi dove riesce ad assumere un ruolo istituzionale. Anche i singspiele mozartiani contengono quei caratteri che saranno propri dell’operetta, personaggi seri e brillanti, recitativi parlati. Fra i precursori dello stile operettistico spiccano anche gli intermezzi settecenteschi e le opere a carattere buffo e giocoso, pensiamo ad esempio a: La Scala di seta, Il Signor Bruschino e La Cambiale di matrimonio di Gioachino Rossini, o L’Ajo nell’imbarazzo, Il Campanello e Rita di Gaetano Donizetti. Precedenti illustri si riscontrano ne Il Franco cacciatore di Weber e nel Fra diavolo di Auber fino alla produzione del re dell’operetta ottocentesca Jacques Offenbach. 
L’operetta rivestì anche un aspetto socio-culturale di rilevante importanza, incontrando il gusto e il piacere della borghesia che si affermava con la rivoluzione industriale. Dalla Francia l’operetta si diffuse a Vienna e a Londra diffondendo il mito di Parigi come capitale del divertimento che diventerà il vessillo di quel periodo che sarà definito la Belle Epoque. 


Intanto a Vienna sulla scia degli Strauss e del valzer, emerge la figura di Franz Lehar. Lehar crea un’atmosfera nuova, il valzer diventa più lento, più languido, ma presenta una melodia intrisa di nostalgico sentimentalismo. Il genere operetta conobbe la sua decadenza fra le due guerre, accompagnata dal declino dello spirito borghese che l’aveva creata. Lo spettacolo approdato negli Stati Uniti gradatamente subì un’interessante evoluzione originata dal gusto americano che sotto l’influenza del jazz e del rock originò un nuovo genere di spettacolo: il musical. In Italia verso la fine degli anni Trenta del novecento prende forma un particolare genere di spettacolo: la Rivista, trasformazione dell’operetta che fino agli anni ’60 troverà un terreno fertile e prolifico. 


Anche Parigi partecipa all’evoluzione dell’operetta verso un genere di spettacolo, il cosiddetto Varietà alla francese. Ma tornando a Franz Léhar e alla Vedova allegra, citiamo le parole di Ugo Volli, critico teatrale: "La vedova allegra non è uno spettacolo, è una macchina del tempo. La Belle Epoque ha rivissuto per questo ultimo palpito inebriante la sua languente agonia e ha ritrovato nelle sue note l’illusione di una rinascita perenne anche se di pura finzione".

Prof. Daria Della Croce, docente di storia della vocalità presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G.Briccialdi” di Terni

Commenti